La Biblioteca del Seminario Vescovile di Agrigento, elevata a Biblioteca Diocesana, vanta una storia plurisecolare, la cui costituzione risale ai tempi della fondazione del Seminario Vescovile di Agrigento, il 3 agosto 1577. Nel corso del tempo fu arricchita dalle generose donazioni dei vescovi e degli ecclesiastici, tra questi non si può non ricordare mons. Francesco Trahina, che ne fecero, così come afferma opportunamente il De Gregorio: «il cuore pulsante del suo sapere [del Seminario Vescovile,], la luce inestinta della sua scienza». Nonostante «l’invidia del tempo» e «l’ingiuria degli uomini», la Biblioteca ha saputo superare momenti storici molto critici: chiusa nel 1832 per dissesti economici e fatiscenza dei locali, venne riaperta e poi richiusa dopo i moti del ’48 fino al 1886. Grazie a mons. Gaetano Blandini (1883-1897) godette di riapertura, restauro e dotazione di nuovo patrimonio librario. L’opera di arricchimento e riordino venne continuata da mons. Bartolomeo Lagumina, che l’affidò alle cure di Giuseppe Sacco ma, ironia della storia, nel corso della I guerra mondiale il Seminario fu requisito e divenne ospedale militare, i letti del nosocomio furono sistemati proprio nei locali della Biblioteca, la quale, nuovamente chiusa dopo la guerra, riprese la sua attività nel 1930. Al 1953 contava ben 22.000 volumi oltre le riviste. Attualmente la Biblioteca è allocata in due aree distinte dei locali del Seminario, che sono funzionali anche alla identificazione dei due fondi: antico e moderno. Il fondo antico è costituito da un patrimonio librario di circa 20.000 volumi, il più antico dei quali è un Evangeliario manoscritto del XIII-XIV secolo, diversi incunaboli, cinquecentine, opere manoscritte e altri volumi la cui datazione si chiude nel 1830; mentre, il fondo moderno ha una consistenza di circa 30.000 volumi. Attualmente si sta provvedendo alla compilazione della giuliana delle riviste e alla sistemazione dell’emeroteca, nonché alla regestazione della musica notata, molta della quale è manoscritta. Inoltre, si sta allestendo un’area dedicata alla lettura dei più piccoli e dei ragazzi. Il servizio di apertura al pubblico è erogato dal lunedì al venerdì, festivi esclusi, dalle 9:30 alle 12:30 e dalle 15:00 alle 19:00. La Biblioteca Diocesana è parte attiva del Servizio Bibliotecario Nazionale (SBN) sostenuto dall’Istituto Centrale per il Catalogo Unico delle biblioteche italiane (ICCU) e l’Ufficio Nazionale per i beni culturali ecclesiastici e l’edilizia di culto (BCE) che è il coordinatore del Polo SBN di Biblioteche Ecclesiastiche (PBE).Con il Museo Diocesano e l’Archivio Storico Diocesano costituisce il MAB, polo culturale diocesano, che attraverso la promozione e animazione culturale realizza un’opera pastorale di comunicazione e diffusione del Vangelo. Ricorrendo il quarto centenario dell’invenzione delle reliquie di Santa Rosalia, la Biblioteca vuole documentare l’interesse per la diffusione del culto e della devozione a Santa Rosalia attraverso l’esposizione di due beni librari uno del 1656 e l’altro del 1690. Il primo di Alfonso Salvo, bisognoso di restauro, reca per titolo Tributo di gratitudine dell’anno MDCLVI che Palermo offerì alla sua cittadina e tutelare La Vergine Santa Rosalia. Nel solenne anniversario per l’invenzione del sagro corpo di Lei; la seconda opera, in ottimo stato di conservazione, recentemente restaurata, corredata da splendide incisioni, è di Tomaso Romolo: Gli Horti Hesperidi. Trinutarii nella solennità dell’anno MDCLXXXX alla Vergine S. Rosalia liberatrice di Palermo sua Patriadal mortifero dragone della pestilenza. A S. Rosalia e alle donne si ispira un ciclo di tre eventi: Donne di Vangelo. Tale ciclo di incontri promosso e offerto dalla Biblioteca diocesana intende arricchire l’offerta culturale e pastorale in onore di Rosalia, nel territorio che amò e in cui si dispiegò la libertà evangelica della sua superba e attualissima femminilità.
ALFONSO CACCIATORE