Nel nome dell’Eterno Dio. Amen.
Nell’anno dell’Incarnazione del Signore 1310, il giorno 28 del mese di luglio VIII indizione, mentre regnava il serenissimo Signore per grazia di Dio Federico III, nell’anno XV del suo felice regno. Amen.
Noi Bertoldo, per grazia di Dio Vescovo Agrigentino, per mezzo del testo del presente scritto pubblico, in presenza dei signori Salimbene, medico Giudice della Città di Agrigento, Giovanni di Pietro da Alessandria anche lui pubblico Notaio della Città e dei testimoni sottoscritti, convocati e personalmente invitati a questo scopo, dichiariamo e rendiamo noto a tutti che il magnifico signor Manfredi di Chiaramonte, per grazia di Dio e del Re egregio Conte di Modica, signore di Ragusa e Siniscalco Regio, teneva e possedeva un certo tenimento di case in parte terranee e in parte solerate (al piano superiore n.d.r.) nella predetta città di Agrigento, con i confini più avanti descritti, il cui suolo, con una fabbrica in esso fatta, un tempo era stato concesso dal Capitolo della Maggior Chiesa Agrigentina alla nobile signora Giacinta di Catania al censo annuo di un rotolo di cera e da lei era stato edificato come si trova. Noi avevamo provveduto a far revocare tale tenimento di case alle mani e al possesso della Chiesa, come poco conveniente. Tuttavia, il detto signor Conte domandò a noi per sé e per i suoi eredi il tenimento di case e un certo casalino della nostra predetta Chiesa, che era consuetudine concedere a censo annuo unitamente al predetto tenimento di case dalla parte di occidente, e chiese che fosse locato e concesso a censo annuo, offrendo alla nostra Chiesa tutti gli anni per la festa di S. Gerlando per il predetto tenimento di case tre rotoli di cera e per il predetto casalino onze 10 di cera.
Noi, considerando l’utilità della nostra Chiesa nella predetta concessione, con il consenso degli infrascritti Canonici di tutto il Capitolo della nostra Chiesa, dopo aver avuto su questo argomento una diligente discussione, aver esaminato pienamente la deliberazione, con lo scopo di fare il meglio per la nostra Chiesa, abbiamo affittato e concesso il predetto tenimento e il casalino con i limiti, i diritti e le pertinenze al signor Conte e agli eredi in cambio dei predetti tre rotoli di cera e dieci onze da pagare ogni anno e in perpetuo alla nostra Chiesa per la festa di S. Gerlando. Tali tre rotoli e dieci onze lo stesso signor Conte per sé e per i suoi eredi offrì e promise solennemente di pagare alla nostra Chiesa ogni anno per il predetto censo annuo del tenimento di case e del casalino. Abbiamo concesso allo stesso signor Conte e ai suoi eredi, in virtù della predetta concessione, di avere, tenere, possedere, vendere, alienare e fare ciò che desidera come di cosa propria, salvo il predetto censo annuo.
Noi conveniamo e promettiamo allo stesso signor Conte e ai suoi eredi di difendere, garantire e proteggere dalle calunnie da parte di ogni persona pubblica o privata che sia contraria per noi e per i nostri successori nella stessa Chiesa e contro la stessa concessione, che se per caso per un biennio il pagamento del canone non fosse fatto, sia lecito a noi e ai nostri successori di entrare, prendere e revocare il tenimento e il casalino al possesso della stessa Chiesa. Inoltre, se vorranno vendere, non osino vendere senza aver interpellato la nostra Chiesa, che se sceglierà di comprare, sia lecito ottenere il prezzo ridotto della decima parte, e non osino vendere ad un’altra Chiesa Ecclesiastica o a persona più potente.
Convenute tutte queste cose sopra nominate, promettiamo per noi e per i nostri successori di tener fermo l’accordo nel tempo ed osservarlo inviolabilmente rinunziando ad ogni diritto scritto e non scritto, all’eccezione del dolo, del difetto che capita nel contratto o all’azione del dante causa al contratto, affinché potessimo in qualche modo giovare alle costituzioni e a tutte le consuetudini e generalmente ad altri aiuti e benefici derivati tanto dal diritto canonico quanto dal civile.
I confini dei predetti tenimenti e casalino sono questi: da oriente vi è un casalino scoperto, utilizzato per le scuole della Chiesa di Agrigento, che è della nostra stessa Chiesa, da occidente vi è la via pubblica e il muro della Città, da settentrione vi è similmente il muro della stessa Città, da mezzogiorno la via pubblica e il tenimento e il casalino hanno l’entrata e l’uscita.
Per la memoria futura tanto della Chiesa Agrigentina quanto del signor Conte e dei suoi eredi, sono stati redatti due documenti pubblici consimili, divisi dall’alfabeto, uno dei quali è il presente, fatto per cautela della nostra Chiesa Agrigentina da me predetto notaio, segnato con il mio solito sigillo, con le firme in alto del Giudice e del Notaio, con i sigilli pendenti dei predetti signori Vescovo e Conte, munito e roborato con le firme dei testimoni.
Fatto in Agrigento, nell’anno mese giorno e indizione premessi.
+ Noi Bertoldo, per grazia di Dio Vescovo di Agrigento, siamo stati presenti a tutte le cose premesse, abbiamo firmato e abbiamo interposto la nostra autorità, ordinando di apporre il nostro sigillo insieme al sigillo del predetto signor Conte.
+ Io, Salimbene, medico Giudice di Agrigento, ho firmato.
+ Noi, Manfredi di Chiaramonte, Conte di Modica, Signore di Ragusa e Regio Siniscalco, approviamo le cose predette e promettiamo di osservare inviolabilmente, ordinando di apporre il nostro sigillo nel documento rimanente della Chiesa.
+ Io, Pietro di San Clemente, Decano agrigentino, ho firmato.
+ Io, Francesco de Todo, Canonico e Cantore agrigentino, ho firmato.
+ Io, notaio Paolo Sande ho firmato.
+ Io, Agostino de Lupo ho firmato.
+ Io, notaio Fulco de Gentili ho firmato.
+ Io, Giacomo Mosca, Canonico e Tesoriere della Chiesa Agrigentina, ho firmato.
+ Io, don Tommaso de Butera, siracusano, Canonico agrigentino, Cappellano e Vicario Generale del reverendo padre e signore Bertoldo, Vescovo di Agrigento, sono testimone.
+ Io, presbitero Ursone, Sottociantro Canonico della Chiesa Agrigentina, ho firmato.
+ Io, presbitero Nicola, Terminatore della Chiesa Agrigentina, ho firmato.
+ Io, presbitero Vitale, Maestro di Scuola della maggior Chiesa di Agrigento, ho firmato.
+ Io, Giovanni di Pietro di Alessandria, pubblico Notaio della città di Agrigento, su richiesta ho scritto il presente documento pubblico e l’ho contrassegnato con il mio segno.
Crediti Iolanda Alessi e Giuseppe Lentini